Facciamo un passo indietro e torniamo a parlare del successo degli "Incontri con il Cinema italiano" recente successo promosso dall'Ambasciata italiana a Monaco e dal nuovo ambasciatore Antonio Morabito. Prima della proiezione del film "Mio Fratello è figlio unico", primo film proposto ad aprire la rassegna, abbiamo incontrato il regista, Daniele Luchetti presente all'appuntamento monegasco e tutto dedicato all'Italiaed alla sua cultura. Con Luchetti abbiamo aperto una finestra attuale sul cinema italiano oggi, come viene vissuto dagli addetti ai lavori protagonisti in prima linea, un confronto con l'estero e prospettive future.
Come mai Daniele Luchetti è venuto a Monaco a questa “anteprima” degli Incontri con il cinema italiano?
- Sono qui perché l’ambascitare italiano, Antonio Morabito, ha deciso di aprire una finestra sul cinema italiano e di proporre un serie di proiezioni dei nostri film per il pubblico monegasco. Credi sia un’iniziativa importante perché effettivamente tra Francia ed Italia c’è un ottimo rapporto, una buona circolazione di film ma Monte-Carlo, che è in mezzo, non propone spesso il Cinema italiano
Prima pellicola ad aprire la rassegna, “Mio fratello è figlio Unico”. Ci può raccontare qualcosa di questa sua creazione?
- Questo film è stato a Cannes 3 anni fa ed è il primo film che ho fatto con Antonio Germano tratto da un romanzo di Antonio Pennacchi che intitolato “Il Fascio comunista”. E’ una storia di una famiglia italiana a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 con la particolarità di avere un fratello fascista ed un fratello comunista. Attraverso lo spaccato di questa famiglia ritroviamo il microcosmo ideologico di quegli anni. Questo film ha avuto grande successo anche perché ha saputo raccontare un’Italia che non c’è più che è quella ideologizzata, quella delle grandi utopie, dei grandi desideri di migliorare il Paese. Quando non c’era l’utopia del denaro ma c’era quella di un Paese migliore -
Ora a che cosa sta lavorando?
- Ora sto cercando un’idea per un nuovo film, perché l’ultimissimo “La nostra Vita” per cui abbiamo vinto la Palma d’oro a Cannes come migliore attore quest’anno, sempre con Elio Germano, ci occupa ancora molto con gli strascichi di promozione in giro per il mondo. Sto già pensando ad un nuovo film ma ancora cerco un’idea -
Spesso si sente dire, anche durante convegni ed eventi legati al cinema, che il cinema italiano è ormai al collasso. E’ vero? E se si perché e cosa si può fare per dare un nuovo impulso vitale al nostro cinema?
- Il cinema italiano non è al collasso dal punto di vista creativo e non è al collasso dal punto di vita del rapporto con il pubblico, nel senso che facciamo molti film di successo, anche di grandissimo successo ma non ne facciamo abbastanza perché non abbiamo in Italia una legge che regolamenti, come ad esempio accade in Francia, un rapporto giusto tra reti televisive, mercato televisivo, mercato home-video ed il mercato internet. Negli altri Paesi, il grande successo del cinema locale che per esmpoio in Francia richiama molti spettatori e ci sono molte risorse economiche. Invece noi abbiamo una quantità enorme di pubblico, che è aumentata nel corso degli anni per il nostro cienema, ma non abbiamo un ritorno economico altrettanto forte e questo per una serie di ragioni legislative. Un’esempio è la pirateria che sottrae un sacco di soldi al settore. Le reti televisive sono competitori del cinema e non hanno abblighi di produzione e coproduzione come c'è in Francia. Questo significa essezialmente che noi facciamo un cinema di successo ma povero -
Quale potrebbe essere una buona strategia per cambiare questa situazione? E con il digitale terrestre ed il maggior numero di canali qualcosa non potrebbe cambiare?
- Il probema del digitale è che il digitale non paga e non riconosce al cinema la giusta cifra come invece fa per il calcio che è molto protetto politicamente quindi al calcio viene destinato molto denaro. La ricetta sarebbe quella di dare delle regole simili a quelle che sono in Francia. In Francia c’è un principio fondamentale che quello che cinema e cultura sono ricchezza nazionale e vanno amministrate con regole che derogano quelle dell’industria normale perché danno un altro tipo di ricchezza, sul piano culturale. Basterebbe copiare le leggi francesi per avere delle risorse simili e quindi sfruttare questa risprsa di credibilità che è enorme. Abbiamo un pubblico che aspetta molto i nostri prodotti, davvero appassionato di cinema italiano. Nessun cinema locale nel mondo, nessuno, nemmeno uno, si sostiene senza l’intervento dello stato, compreso quello americano. Non c’è una cinematografia che si regge solamente col mercato. Tutte le cinematografie hanno un aiuto di qualche genere anche sgravi fiscali o aiuti fiscali -
A livello locale e regionale però qualcosa sta cambiando in Italia per il mondo del cinema
- Sono interessanti nelle Regioni le Film Commisions, come accade a Torino o in Puglia ad esempio. Regioni che decidono di dare dei soldi a chi va a girare localmente. I soldi che il cinema italiano prende dallo Stato sono pochissimi una cosa davvero ridicola. Le regioni italiane hanno scoperto che spendendo molto poco possono portare produzioni cinematografiche localmente, in Puglia, Piemonte in molti luoghi. Questo significa stimolare il cinema senza abbassare il meccanismo statale. Ed è molto positvo perché dà un ritorno enorme per la regione che ha prodotto. Il film di Ospetek “Mine Vaganti” girato in Puglia ed presentato in tutto il mondo è un ritorno di immagine altissimo a costo bassissimo. Ovvero non c’è una campagna pubblicitaria promozionale che costi così poco e che renda così tanto -
Un’ultima domanda dato che abbiamo accennato a Cannes - magari Lei non vuole entrare nel merito di un film che non è il suo - ma tanto si è scritto, durante l’ultimo Cannes, su Draquila. C'è chi sostiene che film come Draquila siano il mostrare il lato negativo e la ridicolizzzione del nostro Paese all’estero.
- Intanto penso che all’estero parlino già malissimo di noi, al di là di Cannes e molto spesso a ragion veduta. Il problema è quello che succede in Italia. Un film come Draquila, che è un film essenzialmente giornalistico e che fa una cronaca tenuta nascosta dalla maggior parte dei mezzi di informazione, è un film che fa parlare bene degli artisti italiani e dei giornalisti italiani all’estero. Noi creiamo ammirazione in realtà perché abbiamo il coraggio di raccontare delle cose che ad esempio in altri paesi non si ha il coraggio di raccontare. Il cinema francese spesso sottolinea “Noi non abbiamo il coraggio di criticare i nostri potenti”. Ed è vero, non esiste un cinema politico francese. Noi invece facciamo spesso un cinema anche scomodo per i potenti e che dà lo spettacolo di artisti liberi. Non dà lo spettacolo di un Paese che funziona, ma questo, purtroppo, non si può raccontare perché non è vero -