Italiani a Monaco - 24 novembre 2010, 10:00

Monte-Carlo: dopo Gomorra al Festival de la Comédie. Incontro con Gianfelice Imparato

Già al festival di Greggio nel 2003 torna nel ruolo del protagonista di Into Paradiso di Paola Randi

Gianfelice Imparato

Gianfelice Imparato

Ha inziato con il teatro circa 35 anni fa ed il teatro l’ha fatto sempre intervallato con il cinema e con i grandi maestri. Scola, Monicelli, Bellocchio, Moretti, Garrone ultimamente con Gomorra. Si considera un “veterano” del Festival de la Comedie, già presente con un film nel 2003  “La Repubblica di San Gennaro”. Una storia tratta da una sua commedia teatrale del ’94 che ebbe molta fortuna dalla quale ne realizzò l'omonimo film. Quest'anno è al Festival de la Comédie con Into Paradiso di Paola Randi e questa è l'intervista con Gianfelice Imparato.

Una parola sul film di Paola Randi, "Into Paradiso"

- Questo è un film delizioso me ne innamorai da quando lessi la prima volta la sceneggiatura che Paola mi diede. E’ una Napoli vista prima di tutto con la macchina da presa messa da un’altra parte, infatti Paola è milanese e di Napoli non si vede l’ovvio, ilbanale o il retorico. Se ne vede uno squarcio molto particolare. E’ la storia di un ricercatore universitario che per una serie di accadimenti si trova asserragliato da una comunità sri-lankese all’interno di un quartiere napoletano finchè il protagonista, deve integrarsi in questa comunità. E' strano vedere l’immigrazione con la macchina messa al contrario, ovvero in contro campo, vista dall’altro lato: un italiano che si integra nella sua città Napoli, in una comunità sri-lankese che è molto presente in quel quartiere -

Come commenta lo sciopero che c’è stato lo scorso lunedì: teatri e cinema chiusi e il mondo dello spettacolo italiano che incrocia le braccia? Come sollevare le sorti del cinema italiano?  

- Per sollevare le sorti italiane bisognerebbe investire più nella cultura, ma questo non significa soltanto mettere soldi. Significa stimolare a fruire della cultura. Invece in Italia si fa di tutto per non far fruire la cultura, si catalizza la gente davanti al televisore. La tv è un grande business, vende pubblicità muove masse di soldi enormi, cosa che muove meno la cultura. L’altro giorno sentivo un dato dalla radio – non so se corrisponde al vero – ma c’è più gente che va a teatrro che non agli stadi. Eppure lo stadio attraverso la tv con una partita muove un meccanismo economico che il teatro non riesce a muovere. Tuttavia non si può vivere solo di cose che generano soldi. Si vive anche di altro. Tremonti candidamente disse “con la cultura non si mangia”. Invece secondo me con la cultura si mangia eccome, anche perché, non per dire una banalità, ma è il cibo dell’anima -  

Bondi però vi ha dato ragione…  

- E’ stata una cosa stupefacente: il ministro della cultura che ha operato i tagli alla cultura ha affermato  “Certo li capisco”. Ma come? E’ come se ti dessi un cazzotto in faccia. Tu mi dici che ti ho fatto male e io ti rispondo "…ti capisco”! -

Se avesse Bondi davanti cosa gli proporrebbe per dare una svolta alla cultura italiana?  

- A Bondi non si può proporre nulla la cinghia della borsa ce l’ha Tremonti, Bondi non può fare veramente nulla più che dire che "ci capisce" -

Ma siete un po' disfattisti non pensate che la situazione possa cambiare?  

- Con questa situazione non penso che ci possa essere un cambiamento. Un cambiamento potrebbe esserci se le persone cominciassero a staccare gli occhi dalla tv, scoprendo che c’è tanto altro da fare e da vedere. Non è tanto una questione di fondi e di mentalità. A partire dalla scuola. Ed anche nella scuola sono stati fatti tagli feroci dove invece occorreva puntare per far crescere le generazioni future -

Sara Contestabile