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Business | 12 luglio 2019, 07:00

Marijuana legale: i luoghi comuni da sfatare

Quando si parla di ambiti toccati dai luoghi comuni, è impossibile non citare quello della cannabis legale.

Marijuana legale: i luoghi comuni da sfatare

Quando si parla di ambiti toccati dai luoghi comuni, è impossibile non citare quello della cannabis legale. Ogni volta che la si nomina, si chiama in causa un vero e proprio mondo che merita molta attenzione perché, come vedremo poi, è al centro di una filiera fondamentale per l’economia italiana. Per valorizzarla, è opportuno sfatare i falsi miti che vi ruotano attorno. Ecco alcuni tra i principali.

La cannabis legale fa sballare

Questo è uno dei luoghi comuni più diffusi e deleteri. La risposta è no, la marijuana legale non provoca il classico sballo. Il motivo è legato al fatto che, come previsto dalla Legge 242/2016, contiene una percentuale di THC, principio attivo psicoattivo, estremamente basta.

Il testo sopra citato, che è stato redatto con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della pianta, utilizzata in diverse filiere, consente una percentuale di THC pari allo 0,2. Il legislatore, consapevole del fatto che mantenere questa soglia è tutto tranne che semplice, ha stabilito una soglia di tolleranza pari allo 0,6. Si tratta di quantità davvero molto basse, dinnanzi alle quali non si può parlare di effetti psicoattivi.

La cannabis light ha proprietà mediche

Anche in questo caso, si tratta di un falso mito. La cannabis light regolamentata dalla Legge 242/2016 non ha nulla a che fare con quella terapeutica. Differente è il riferimento normativo - che risale al 2006 - e diverse sono le percentuali di THC.

Chi coltiva cannabis light in casa rischia grosso

Coltivare cannabis light in casa non prevede alcun rischio davanti alla legge. Non a caso, gli e-shop che vendono la pianta e tutto quello che attorno ad essa ruota commercializzano anche semi e fertilizzanti. Per quanto riguarda i primi, è bene ricordare che, al momento dell’acquisto, è necessario ricevere dal venditore il certificato di iscrizione al Registro Europeo delle Sementi.

La canapa light è acquistata solo da chi la fuma

Come abbiamo accennato poco fa, quello della canapa light è un mondo tanto affascinante quanto ricco e coinvolge diverse filiere. Giusto per citarne una che in questo periodo sta andando per la maggiore - anche in virtù della maggior consapevolezza dell’impatto delle nostre azioni sul mondo - facciamo riferimento a tutto quello che riguarda il tessile.

La canapa ha diversi aspetti positivi quando si parla di tessile. Con una resa maggiore rispetto a quella del cotone, richiede molta meno acqua per crescere e non necessita dell’utilizzo di concimi chimici o pesticidi. Inoltre, garantisce il massimo del comfort in tutte le stagioni.

Come è chiaro, nonostante da diversi anni siano in primo piano numerose informazioni c’è ancora molto da fare per quanto riguarda l’educazione dell’utente finale in merito alla cannabis light legale. A ciò contribuiscono tantissimo gli attori del settore, che nel 2020 sono stati protagonisti di una storia di business speciale.

A seguito dell’entrata in vigore delle restrizioni sociali causate dalla pandemia, diversi portali hanno visto il loro fatturato aumentare tantissimo. Questo successo si è concretizzato soprattutto grazie a prodotti come l’olio di CBD o cannabidiolo, considerato un ottimo rilassante in periodi di forte stress come quello che stiamo vivendo.

Le aziende della filiera - settore che dà lavoro a più di 10mila persone - consapevoli di essere protagonisti di una rivoluzione stanno utilizzando il web in maniera eccellente. Per rendersene conto basta visitare i siti dei principali e-commerce di cannabis, spazi web corredati dalla presenza di blog caratterizzati da articoli sempre aggiornati sulle principali novità normative e sugli impieghi dei prodotti, tra i quali è possibile citare anche l’utilizzo veterinario (sì, la cannabis light può essere somministrata anche ai nostri amici a 4 zampe, ovviamente sotto controllo medico).

Richy Garino

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