E’ una delle “piccole, grandi storie” che contraddistinguono la Seconda Guerra Mondiale
Storie che pochi conoscono, che sono sfuggite ai libri di storia, ma che la tradizione s’impegna a mantenere vive grazie a chi in quei luoghi vive.
Saint Isidore è un piccolo villaggio della città di Nizza, posto sulle rive del Var, il grande fiume che non è stato solo il confine tra la Francia e il Regno di Sardegna, ma che in quei giorni (siamo nel 1944) vive una sua seconda storia di luogo di frontiera.
La Seconda Guerra Mondiale volge al termine, almeno per quanto riguarda questa porzione di territorio: le truppe alleate sono sbarcate in Provenza e si avvicinano a Nizza, l’ostacolo è rappresentato dal Var.
Su una sponda le truppe americane, sull’altra quelle tedesche: liberatori ed occupanti divisi da un corso d’acqua.
Ogni notte i bombardamenti mettono a repentaglio la vita degli abitanti di Saint Isidore: la centrale è un obiettivo ed è vicina alle case.
Così, quando si avvicina l’imbrunire, gli abitanti si spostano nel Vallon des Étoiles: donne, uomini e bambini raggiugono una grotta dove attendono l’alba.
Tutte le sere, ma “quella sera” un aereo alleato sorvola il gruppo che si sta spostando e li confonde per militari tedeschi in fase di riposizionamento.
Nella notte attorno alla grotta cadono bombe, tra il pianto dei bambini terrorizzati.
Ci si affida alla Vergine: il caso, un miracolo?
Fatto sta che nessuno dei 200 abitanti di Saint Isidore perde la vita sotto i bombardamenti, poi, il 28 agosto 1944, Nizza insorge, i tedeschi abbandonano la città e la sera giungono le prime truppe americane.
Ma la memoria di quel fatto resta, così, ogni anno, alla fine dell’estate, a Saint Isidore si ricorda quel “momento” con una processione che raggiunge il Vallon des Étoiles: pellegrini, corale, un bicchiere di vino.
Fino a quest’anno: il Covid 19 impedisce la processione, ma non il ricordo, affidato ai giornali, alle fotografie (nel nostro caso di Patrizia Gallo) dei pellegrinaggi degli scorsi anni, in attesa di poter riprendere una tradizione che parte dal passato, ma che è ancora valida oggi.
La libertà non è mai sempre definitivamente conquistata e la memoria svolge un ruolo importante, essenziale nel tenere vivi certi ricordi e nel riaffermare certi valori.