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Altre notizie | 16 settembre 2023, 07:00

Biot, avviata una sottoscrizione popolare per restaurare la Chèvre d'Or

La leggenda del monumento e la sua storia. La sottoscrizione pubblica mira a contribuire ai lavori per un importo totale di 180 mila euro

Biot, la Chèvre d'Or

Biot, la Chèvre d'Or

La Città di Biot lancia una sottoscrizione per il restauro del monumento romano la Chèvre d'Or.

In collaborazione con la Fondazione del Patrimonio, la sottoscrizione pubblica mira a contribuire ai lavori per un importo totale di 180 mila euro.

Situata sulla via romana, in prossimità di diverse sepolture, la Torre della Chèvre d'Or è una pietra miliare nella storia della città di Biot.

Monumento storico dal 1943, l'edificio risale al periodo gallo-romano, I secolo dopo Gesù Cristo, e serviva a indicare la presenza di una ricca famiglia terriera.

Costruito in piccole pietre alla maniera dell'epoca augustea, l'opera forma una torre rettangolare di 5,80 metri di larghezza e 10 metri di altezza.

La leggenda Provenzale vuole che questo sito lasci presagire l'esistenza di un tesoro sepolto dai Mori durante le invasioni saracene e di cui una capra con manto e zoccoli dorati sarebbe la custode.


La leggenda
È una tomba eretta su una piccola collina nella pianura della Brague, sull'antico sentiero dei Clausonnes che collega Biot a Vallauris.

Un monumento funebre romano risalente al I secolo d.C. del quale una leggenda ha anche dato il nome al sito: la capra d'oro.

Perché questo riferimento a una capra dorata?
Nel Medioevo la leggenda della capra d'oro era molto diffusa in Provenza. Alla fine di questo periodo travagliato, gli abitanti subirono l'invasione dei Saraceni. Questi ultimi saccheggiarono e nascosero i loro tesori in luoghi remoti.

A volte i Mori non tornarono a cercare il loro bottino, da qui i cercatori di tesori alla ricerca della caverna di Alibaba in salsa provenzale.

Sempre secondo le credenze, solo una capra conosceva la posizione esatta del tesoro, ma non si tratta di una capra qualsiasi.

L'animale sfoggiava manto, corna e zoccoli dorati. Chi la seguiva abbagliato dalla sua bellezza si trova irrimediabilmente perduto in gallerie sotterranee e divorato dai draghi.


Beppe Tassone

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