Fine locazione, le pareti vanno lasciate così...

A fine locazione, in quale condizione l’inquilino che se ne va deve lasciare le pareti dell’appartamento?

Come sempre la risposta non è “tranchant”, la normativa prevede obblighi diversi che è meglio conoscere.

Innanzi tutto l’inquilino non ha alcun obbligo di tinteggiare l’appartamento al momento dell’addio e di riportarlo al colore originale: la legge 6 luglio 1989, articolo 6, stabilisce che il proprietario non può opporsi a modifiche apportate (quindi anche allo scolorimento delle pareti), purché non costituiscano una trasformazione dell’appartamento.

Tuttavia la regola ha delle eccezioni: la norma stabilisce pure che la tinta scelta dagli occupanti non deve essere stravagante o compromettere l’abitabilità del luogo.

Se l’inquilino ha dipinto i muri a seconda del proprio estro (eccessivamente “estroso”), dunque, può essere richiesto di lasciare i locali con le pareti dipinte con colori accettabili che, di norma, sono quelli chiari e neutri.

Se si rifiuta il proprietario è abilitato a provvedere all’intervento rifacendosi sulla cauzione o, in ogni caso, a esigendo il rimborso di quanto speso.

Se i muri sono macchiati o comunque la pittura è vecchia e “ormai andata” nessun obbligo è in capo all’inquilino, con un’eccezione che, spesso, fa la differenza.

Il Decreto Ministeriale del 26 agosto 1987 numero 87-712 prescrive che il locatario deve mantenere in una condizione di pulizia e decoro le pareti e il pavimento anche con interventi di ripristino a proprie spese.

Dunque, in presenza di un alloggio “sozzo”, il proprietario è abilitato ad addebitare l’intervento di pulizia e di ripresa dei muri a spese dell’inquilino.