In questa casa, nel cuore della vecchia Nizza, al civico 21 Rue de la Préfecture, il 27 maggio 1840 morì il celebre musicista e compositore Niccolò Paganini. Lo ricorda anche una targa posta sulla facciata, proprio vicino alla finestra dell’appartamento da lui occupato.
Quello che la targa non dice, e che molti ignorano, é che il suo corpo fu a lungo conservato nella cantina, dove venne pure imbalsamato.
Il Vescovo di Nizza, monsignor Galvani, ne vietò infatti la sepoltura in terra benedetta sulla scorta, pare, di un equivoco sorto tra il prete accorso al capezzale del celebre maestro e Paganini stesso che, completamente afono, non riuscì a farsi comprendere. Il sacerdote, equivocando, ritenne che lo stesso avesse rifiutato i Sacramenti, di qui l’intervento del vescovo.
A nulla valsero petizioni, i ricorsi al Senato di Nizza, gli interventi sulle autorità genovesi e sul ministero: il corpo di Paganini restò, per due mesi, nella stanza del decesso, dentro una bara non saldata coperta, all’altezza del volto, da un vetro.
La gente cominciò a darsi appuntamento nei pressi della casa, si vociferava di apparizioni del diavolo, alla fine il corpo venne traslato nei pressi di un oleificio dove venne sepolto. Solo nel 1844, quattro anni dopo il decesso, Re Carlo Alberto autorizzò che la salma venisse traslata in Italia e la bara, con i resti di Paganini, venne trasportata in Val Polcevera, all’interno di un orto del quale lo stesso maestro si era preso cura da giovane.
Nel 1853 il corpo di Paganini trovò sepoltura finalmente nel cimitero di Gaione e, infine, fu definitivamente traslato a Parma, ove riposa.