Nessun “vero” nizzardo può privarsene: quando arriva la primavera, il sole comincia a scaldare e i banchi del mercato si arricchiscono, fanno la loro comparsa le “fevettes”.
Vera prelibatezza locale, perché i buongustai sostengono che se pur vero che questi legumi sono coltivati un po’ ovunque, quelli “made in Nizza” hanno un altro sapore, sono teneri, si consumano crudi e sono una prelibatezza.
In effetti al mercato di Cours Saleya si nota la differenza, a seconda del luogo di produzione: meno cari e poco ricercate le fevettes spagnole, apprezzate quelle italiane, sublimi quelle “du pays”.
Anche i prezzi marcano la differenza: si va da poco più di un euro il chilo per quelli coltivati in Spagna, a circa 7 euro per quelli italiani e si giunge 13,90 (ma su alcuni banchi anche a 17 euro) per quelli di produzione locale.
Così circolano voci che possono essere leggende metropolitane o anche vere: che esista una sorta di triangolazione tra la Spagna e l’Italia con le “fevettes” iberiche che vengano portate prima in Italia e poi da lì raggiungano i mercati francesi col prezzo più che raddoppiato.
Come si mangiano le “fevettes”?
Quelle nizzarde, molto tenere, devono essere sgranate e poi gustate crude, nell’insalata, con la salciccia, il burro o il prosciutto oppure, se proprio lo si desidera, ma i buongustai storcono il naso, appena sbollentate (due minuti al massimo) in acqua salata.
Le fevettes sono ricche di vitamina C, di fibre, di magnesio e di proteine e il loro apporto è di 60 calorie ogni etto. Insomma, una bontà nizzarda che fa anche bene: provare per credere!