Altre notizie - 27 ottobre 2024, 07:00

Garibaldi, l’eroe ribelle che unì l’Italia

Giuseppe Garibaldi

Ci sono personaggi che lasciano il segno, destinati a diventare leggende impresse nella storia: Giuseppe Garibaldi è uno di quelli. Un eroe il cui mito ha attraversato le generazioni e che tuttora vive nella memoria collettiva come colui che, da nord a sud, ha unito il popolo Italiano sotto un’unica bandiera (e non solo).

Il Nizzardo rivoluzionario

Garibaldi nasce a Nizza, da genitori liguri, il 4 luglio 1807, in un'epoca in cui la Penisola era ancora frammentata sotto il dominio straniero. Fin da bambino si distingue dagli altri per il suo spirito indomabile e per il suo senso del dovere: si racconta che all'età di 8 anni salvò una lavandaia caduta in acqua (si contano ben 12 salvataggi in mare attribuiti al nostro eroe).

Nonostante il sogno di un'Italia unita cresca nei sogni di Garibaldi già in giovane età, il destino lo porterà prima oltreoceano, a combattere in America Latina per la libertà e l'indipendenza delle popolazioni sudamericane. Ed è qua che inizia a prendere forma il mito garibaldino, il visionario, l’eroe dei due mondi, che lotta per un ideale di giustizia.

Varese e Mantova nelle guerre di indipendenza

Dopo quasi 15 anni in Sud America, Garibaldi torna in patria per compiere la sua impresa più grande: la liberazione dagli austriaci prima e successivamente la realizzazione del suo sogno di un'Italia unita.

Con la battaglia di Varese e la sua vittoria contro le truppe austriache nel 1859 si infiammarono gli animi dei patrioti lombardi, che poterono conoscere in prima persona le abilità strategiche di Garibaldi.

Anche Mantova si lega al nome dell’eroe nizzardo, diventando un simbolo durante le guerre di indipendenza. Già nel 1848, i patrioti italiani avevano dato prova del loro coraggio a pochi chilometri da lì, durante la battaglia di Curtatone, che vide studenti e volontari combattere eroicamente contro le truppe austriache per difendere la causa italiana. Questo stesso spirito e dedizione alla causa si manifesterà nuovamente nel 1860, quando ben 33 mantovani si unirono alla spedizione dei Mille.

Genova rossa, bianca e verde

Ma la figura di Garibaldi è indissolubilmente legata soprattutto alla città di Genova, da cui partì la spedizione dei Mille per rovesciare il governo borbonico.

Il 5 maggio 1860, Garibaldi e i suoi Mille simularono il furto di due piroscafi civili - il Piemonte e il Lombardo - come da accordi con le autorità piemontesi, per poi partire alla volta di Marsala. Una volta sbarcati ebbe ufficialmente inizio la campagna che porterà all'unificazione italiana. Celeberrima la frase che Garibaldi pronunciò dopo la vittoria a Calatafimi: “Qui si fa l’Italia o si muore!” – un grido che racchiudeva tutta la determinazione del condottiero e dei suoi compagni che, grazie alla marcia attraverso il sud, aprirono definitivamente la strada all’unificazione sotto la bandiera dei Savoia.

Torino, la capitale dell'Unità

Dietro ogni grande impresa c'è sempre una salda rete di alleanze strategiche.

Per Garibaldi, Torino fu il cuore pulsante delle operazioni, non solo per la sua posizione strategica, ma per le figure chiave che vi risiedevano. Qui, l'abilità diplomatica di Camillo Benso conte di Cavour giocò un ruolo cruciale: capace di tessere un complesso intreccio di relazioni internazionali, Cavour gettò le basi per il sostegno necessario all'impresa di Garibaldi, ottenendo l’appoggio di potenze come la Francia.

Dall'altro lato, Vittorio Emanuele II, il re deciso a unire la penisola sotto il vessillo sabaudo, mostrò la determinazione e il coraggio di sostenere le ambizioni di Garibaldi, anche quando queste sembravano rischiose. Garibaldi sapeva che la sua missione militare non poteva procedere senza l'approvazione e il sostegno logistico della monarchia sabauda, e fu proprio Torino, allora capitale del Regno di Sardegna, a diventare la base operativa delle imprese militari e politiche di Garibaldi.

Il mito di Garibaldi

La figura di Garibaldi in Italia, ma anche nell’America Latina, ha segnato l’inizio di una nuova era. La sua figura, con il poncho sudamericano e la barba incolta, è divenuta un simbolo ed è ormai impressa nella memoria di ciascuno di noi. Oggi ogni città ha una piazza, un monumento dedicato a lui e che racconta la sua storia. E mentre l’Italia unita celebra il suo passato, Garibaldi rimane l’eroe immortale dei due mondi.

Come il mito di Garibaldi, anche il nostro quotidiano si muove tra le città che hanno segnato la sua epopea: da Genova a Torino, passando per Varese e Mantova, fino a Nizza.

Valeria Toscano