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Altre notizie | 03 novembre 2024, 07:00

Le incursioni saracene: tra storia e leggenda nelle valli alpine e lungo la costa tirrenica

Le incursioni saracene: tra storia e leggenda nelle valli alpine e lungo la costa tirrenica

Quando parliamo di Saraceni, facciamo riferimento a popoli di religione islamica, principalmente arabi e berberi, che tra il VII e il X secolo effettuarono numerose incursioni nelle coste europee approfittarono delle debolezze politiche e sociali degli Stati dell’epoca. Provenienti soprattutto dai porti nordafricani e spagnoli, i Saraceni venivano spesso definiti "pirati" a causa delle loro scorrerie e saccheggi. Città costiere come Nizza, Sanremo e Genova furono costantemente sotto attacco, subendo innumerevoli perdite. Ma non fu solo la riviera ligure a trovarsi sotto il giogo saraceno: anche le valli alpine piemontesi furono duramente colpite, con scorrerie che distrussero monasteri e interi villaggi.

Queste incursioni segnarono profondamente la cultura e la storia locale, lasciando un'impronta duratura nel tessuto sociale e nelle leggende delle regioni colpite.

Costa Azzurra: le basi operative saracene

La Costa Azzurra entrò presto nel mirino espansionistico saraceno: nel IX secolo si creò un insediamento musulmano a Frassineto (l'attuale La Garde-Freinet, presso Saint-Tropez), composto prevalentemente da fuoriusciti provenienti dalla Spagna islamica. E’ grazie a Frassineto che i Saraceni riuscirono a insediarsi in tutta la Provenza e la Costa Azzurra, sfruttando la città come base operativa da cui muovere incursioni da Marsiglia a Genova e nell'entroterra provenzale, ligure e piemontese. Nizza fu saccheggiata più volte, costringendo la popolazione a rifugiarsi nell’entroterra e a vivere in un lungo periodo di instabilità e paura.

Dopo una lunga occupazione, nel 973 i saraceni di Frassineto furono sconfitti dalle forze congiunte di liguri e provenzali: con la battaglia di Tourtour, Frassineto fu distrutta, ponendo così fine alle razzie e all’occupazione saracena sulle coste.

Liguria: saccheggi lungo la costa e devastazioni interne

Grazie all’insediamento saraceno di Frassineto, nel corso del IX e X secolo, la Liguria subì numerose incursioni.

Sanremo e le zone circostanti furono le più duramente colpite, così che gli abitanti della Villa Matutiana (dove oggi sorge Sanremo) furono costretti a lasciare le loro case per stabilirsi nell’entroterra dove fondarono nuovi insediamenti, tra cui Bussana, San Romolo e Coldirodi. In seguito alla distruzione della città, il vescovo di Genova si vide costretto a intervenire per recuperare le reliquie di San Romolo dalla Villa Matutiana e portarle a Genova, temendo che potessero essere profanate dai Saraceni.

Ma Genova stessa non fu risparmiata dalle razzie; nel 935, il condottiero musulmano Ya’cub ibn ‘Ishâq devastò Genova, infliggendo gravi danni alla città e causando un alto numero di vittime.

Dopo questo terribile saccheggio, i Saraceni continuarono le loro incursioni lungo la Riviera di Ponente, lasciando un segno indelebile sulla cultura ligure e incentivando la costruzione di difese più robuste.

Piemonte: le scorrerie nelle valli alpine

La presenza saracena in Italia non si limitò alle zone costiere: nel giro di poco, i Mori presero il controllo di tutte le Alpi occidentali, da cui potevano saccheggiare le valli piemontesi, della Savoia e del Delfinato. Inizialmente penetrarono in Piemonte attraverso le Alpi Marittime, saccheggiando l'Albese e le Langhe, per poi prendere il controllo anche sulle Alpi Occidentali. Così le valli del Piemonte divennero teatro di devastazione tra il IX e X secolo, con eventi che ne segnarono la storia e l'immaginario collettivo.

Città come Borgo San Dalmazzo, nei pressi di Cuneo, vennero saccheggiate ripetutamente, mentre i Saraceni trovavano rifugio temporaneo nelle terre impervie delle montagne.

Un'ondata di violenza si abbatté sulla Val di Susa nel 906, quando i Saraceni misero a ferro e fuoco il Monastero di Novalesa. L'attacco segnò l'inizio di una serie di incursioni che sconvolsero le comunità alpine, dalla Val Chisone alla Val di Susa, come riportato dalla Cronaca di Novalesa.

Le leggende che circondano questi eventi si intrecciano con la storia, come nel caso del mitico "tesoro dei Saraceni", che si dice sia ancora nascosto nelle montagne, intrappolato in un tunnel sigillato dai monaci novalicensi per sfuggire ai saccheggi. La memoria di queste scorrerie ha alimentato per secoli racconti e celebrazioni, come la tradizionale Baìo di Sampeyre, che ogni cinque anni rievoca la cacciata dei Saraceni dalla valle.

Dopo le incursioni

Le incursioni saracene, pur essendo avvenute secoli fa, hanno lasciato un'impronta indelebile sul territorio e sulla cultura delle regioni colpite. I castelli medievali, costruiti per difendere le popolazioni dagli attacchi, sono ancora oggi testimoni di quel periodo turbolento. Le leggende e le tradizioni popolari, che tramandano i ricordi di quelle incursioni, continuano a vivere nelle comunità locali, mantenendo viva la memoria di un passato segnato dalla violenza e dalla paura.

Proprio come le storiche scorrerie dei saraceni, il nostro giornale si è fatto strada in ogni angolo di queste regioni, da Cuneo a Torino, da Sanremo a Genova, fino a raggiungere le incantevoli spiagge della Costa Azzurra.

Valeria Toscano

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