Fashion - 26 marzo 2025, 10:32

Houda Bakkali: "Nell'arte in cui credo occorre avere un atteggiamento vincente"

La giovane artista, che sovente espone nel Principato, racconta il suo rapporto con questo mondo. Il suo ideale, il successo, i progetti: scoprirete una Houda inedita

Houda Bakkali: "Nell'arte in cui credo occorre avere un atteggiamento vincente"

Nel Mese della francofonia, che celebra la cultura e la diversità dei 29 paesi francofoni e dei 300 milioni di francofoni, e in coincidenza con il Mese internazionale delle donne, Houda Bakkali espone i suoi lavori in diverse Alliances Françaises, tra cui quelle di Auckland (Nuova Zelanda) e La Plata (Argentina). Ha anche partecipato al Festival of Art and Culture – Festival de la Francophonie presso l’Alliance Française a Cuernavaca, Messico, tra le altre. Mostre che uniscono arte fisica e digitale attraverso lo sguardo femminile.

Una fusione distintiva di tradizione e innovazione che il pubblico potrà apprezzare sia attraverso le opere stampate sia attraverso le loro versioni virtuali. In occasione di questo evento, Bakkali svela alcune delle sue motivazioni e condivide la sua visione unica del mondo dell’arte.

Qual è il tuo ideale di arte?

"L’arte in cui credo è quella che nasce da un atteggiamento vincente. È un impegno con sé stessi, una competizione, a volte destabilizzante, in senso positivo o negativo. Una volta che crei, devi sapere esattamente cosa fare e quali sia il suo significato. Bisogna essere coraggiosi, osare e sfidare, creare forme nuove. L’arte è coraggiosa e si assume dei rischi. L’arte è soprattutto in continua evoluzione e coglie ciò che non vediamo nell’immediato. L’arte è come perdersi in un reticolo di vicoli, trovando sempre una via di uscita".

L’arte è il tuo progetto di vita.

"L’arte è apparsa sulla mia strada e non me la sono lasciata sfuggire. Mi rende felice e mi permette anche di credere che creando si possa rendere felice anche un altro. La mia carriera è il risultato di diverse circostanze, tra cui, sicuramente, il caso. Tutto mi è capitato per caso. Non ho mai cercato l’arte, ho sempre pensato che fosse stata l’arte a trovare me. L’arte è un’opportunità e quando i presenta bisogna saperla cogliere. Così ho fatto. Poi ho lasciato che il mio lavoro parlasse per me, che facesse il suo corso e che trovasse la sua collocazione naturale. Senza dubbio, l’arte mi ha regalato un progetto di vita, permettendomi di creare ogni giorno una storia nuova. Mi ha avvicinato a persone provenienti da tutto il mondo, di culture, religioni, ideologie diverse… è un’esperienza immensa. Tutte le diverse prospettive, le diverse sensazioni a cui espongo il mio lavoro, mi insegnano l’enormità della vita, del mondo, della grandezza che esiste nelle persone: siamo tutti diversi, ma qualcosa ci unisce attraverso la generosità, l’ascolto e il dialogo"

Cos’è per te il successo?

"Per me il successo è molto più del riconoscimento o della popolarità. Il successo è avere la libertà di fare ciò che voglio, quando voglio, come voglio. Portare il mio lavoro ovunque, nei luoghi che scelgo. Riuscirci si devono fare molti sacrifici e rinunce, ma ne vale la pena".

L’arte… mostra o dimostra?

"L’arte non deve dimostrare nulla. Deve rivelare ciò che non siamo in grado di vedere. Deve ispirare, invitare alla riflessione, suscitare qualcosa dentro di noi o negli altri. Nell’arte digitale si verifica una circostanza peculiare: l’opera ci rivela ciò che vediamo, ma non esiste. È come una fantasia che diventa realtà, ma allo stesso tempo irreale. L’arte va dove vuole, è imprevedibile, ha infiniti percorsi per raggiungere traguardi inimmaginabili".

Arte e artificio

"L’arte è, essenzialmente, sacrificio. Tutto l’artificio che circonda l’arte è solo questo: niente. L’opera d’arte è sempre sola. In larga misura anche gli artisti. Il mio processo creativo è un momento molto intimo: penso al pubblico e a tutte le circostanze che possono circondare il mio lavoro. Credo di cercare di essere vicino a tutto e a tutti, ma con una vicinanza molto prudente, che non mi allontani troppo".

Che contributo desideri possa offrire il tuo lavoro?

"Voglio che la mia arte sia ciò che è, che il pubblico trovi ciò che si aspetta di trovare. Voglio che il mio lavoro sia apprezzato, compreso e, se possibile, duraturo. La mia arte è interessata solo a regalare momenti di bellezza. Che riesca a raggiungere le persone attraverso una prospettiva ottimistica, attraverso i colori e attraverso messaggi quotidiani, comprensibili e universali: entusiasmo per la vita, felicità, amicizia, gioia, fiducia, una buona conversazione, un incontro atteso da tempo. Rispetto. Nessuna offesa, ovviamente. Io intendo l’arte come intendo lo sport: se non c’è sportività, l’essenza dello sport si perde e quindi l’opera è incompleta".

Che valore aggiunge l’aspetto digitale nell’arte?

"Per me l’arte digitale ha un’essenza molto particolare. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo. È un dinamismo sfacciato, irriverente, imprevedibile che mi invita a creare con ambizione. L’arte digitale ci obbliga a sapere di cosa stiamo parlando. Crea opportunità e globalizza l’accesso universale all’arte e alla creazione di nuove conoscenze. Ci obbliga a mettere in pratica la teoria. Non si tratta di parole, ma di azione e creazione. Del saper fare le cose e del saper rendere utile ciò che si fa. Ci mette costantemente davanti allo specchio e mette alla prova il nostro talento. Si tratta di un vantaggio competitivo continuo che si riflette sulla nostra creatività". 

Arte e divulgazione: come si completano?

"L’arte e la divulgazione sono i fondamenti del mio lavoro. L’arte è un bene senza tempo, un’eredità che dura per sempre. Se lascio un ricordo, voglio che quel ricordo sia quello di aver condiviso il mio lavoro e di aver condiviso la conoscenza di tutto ciò che lo circonda: il suo processo creativo, i suoi strumenti, la sua utilità e i suoi usi oltre l’arte. Nel mio lavoro mi piace offrire tutto e offrirlo sempre, tutte le versioni, tutte le composizioni, tutte le storie. Sempre".

 Di cosa parla la tua mostra “Donne e arte digitale” che è attualmente aperta al pubblico in diversi paesi?

"“Donne e arte digitale” è una mostra che fa parte del mio percorso artistico. La mia musa ispiratrice è mia madre, non c’è niente di più bello che rendere omaggio a una madre. Il mio lavoro è un omaggio ai suoi insegnamenti ed è anche un omaggio a tutte le donne che lottano, che sognano, che creano. A tutte le nostre mamme, alle nostre nonne, alla loro forza discreta, al loro anonimato che domina tutto, al loro amore per la vita, alla loro energia inarrestabile, alla loro serenità. A loro, per aver ispirato il mondo".

Parliamo della Francia

"La Francia ha significato tutto per la mia carriera artistica. Dal New Talent Award che ho ricevuto a Cannes nel 2018, senza nemmeno sapere che in quella fiera d’arte in cui mi trovavo per aso si assegnava un premio, alle mie mostre a Parigi e Biarritz dove ho imparato tutto quello che so sui retroscena del mondo dell’arte e dove ho avuto modo di avvicinare il binomio arte digitale e realtà aumentata, fino alle mie mostre all’Alliance Française che hanno toccato 16 Paesi e che oggi rappresentano il miglior progetto di tutta la mia carriera. È molto autentico. È molto diverso. È molto utile. È l’arte che immagino durerà per sempre, per tutti, e ogni giorno mi dà più motivazione, più affetto e più belle storie da raccontare. Un’arte che trova luoghi inaspettati. Tutto. Qui oggi, ovunque domani. È la magia del diverso".

Cesare Mandrile