La differenza tra una democrazia e una "democratura" si misura anche nel funzionamento della giustizia.
In Francia, la legge si applica senza riguardi politici: così la Corte d'Appello di Aix-en-Provence ha assegnato alla Federazione Russa la chiesa ortodossa di rue Longchamp e il cimitero di Caucade a Nizza.
Alexis Obolensky, presidente dell’Associazione Cultuale Ortodossa Russa (ACOR), vive questi giorni con amarezza e rivela a Nice Matin: "Fa uno strano effetto pensare che potrebbe essere l’ultima volta che apro questo cancello". Lo confessa mentre controlla la posta, in attesa della notifica di sfratto.
L’ACOR, fondata nel 1923, è già stata costretta anni fa a lasciare la cattedrale di San Nicola, uno dei monumenti più visitati della città, passata sotto il controllo di Mosca dopo una lunga battaglia legale.
Adesso, tocca alla più modesta chiesa di rue Longchamp e al cimitero dove riposano molti "Russi bianchi", esuli fuggiti dalla Rivoluzione d’Ottobre.
Secondo Obolensky, dietro queste azioni legali si nasconde la volontà del Cremlino di "cancellare la memoria" di una Russia alternativa, più aperta e democratica.
La Russia, oggi, rivendica come "eredità statale inalienabile" i luoghi di culto costruiti a Nizza agli inizi del Novecento, periodo in cui la città era una meta privilegiata dell'aristocrazia russa.
Dopo una sentenza inizialmente favorevole nel 2021, la Corte d'Appello ha ora ribaltato il verdetto, obbligando l'associazione a consegnare le chiavi. Obolensky, ormai prossimo agli 80 anni, si dice «stanco» di una guerra legale che dura da quasi vent’anni.
Domenica informerà i parrocchiani, nella speranza che qualcuno raccolga il testimone.
Nel frattempo, ACOR cerca un nuovo rifugio. "Non chiediamo miracoli, ma un aiuto concreto per trovare un altro luogo di culto", afferma Obolensky, che ha già allertato il Metropolita di Romania. L'esperienza insegna: "Una mattina, alla cattedrale, trovammo tutte le serrature cambiate da un ufficiale giudiziario mandato dal Cremlino".
Una storia di fede, memoria e proprietà che, a Nizza, si intreccia ormai da due decenni con la geopolitica.