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Altre notizie | 30 aprile 2025, 07:39

Il 30 aprile è la giornata dedicata al jazz e alla sua capacità di unire mondi e culture

Curiosità, storia e tanta musica per celebrare un genere di sound senza tempo né confini

Louis Armstrong

Louis Armstrong

«Cos’è il jazz? Amico, se lo devi chiedere, non lo saprai mai». Come diceva Louis Armstrong, il jazz non lo si può descrivere né insegnare. Riduttivo considerarlo un mero genere musicale, perché sfugge all’intelletto e di conseguenza è impossibile da catalogare. È espressione di ideali più alti, è feeling, vibrazioni e senso.

Nel novembre 2011, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha ufficialmente designato il 30 aprile come Giornata Internazionale del Jazz, presieduta e guidata dal Direttore Generale dell’UNESCO Audrey Azoulay e dal leggendario pianista-compositore jazz Herbie Hancock.

La Giornata Internazionale del Jazz riunisce comunità, scuole, artisti, storici, accademici e appassionati di jazz in tutto il mondo per celebrare e conoscere le sue radici, comprendere il suo futuro e il suo impatto; sensibilizzare sulla necessità del dialogo interculturale e della comprensione reciproca e rafforzare la cooperazione e la comunicazione internazionale.

Ogni anno, il 30 aprile, il jazz viene riconosciuto infatti come motore per la promozione della pace, del dialogo culturale, della diversità, dei diritti umani, della parità di genere e della libertà di parola.

Forse uno dei più grandi doni che gli Stati Uniti abbiano mai fatto al mondo, il jazz nacque all’inizio del XX secolo nel sud del paese come musica vocale degli schiavi provenienti dall’Africa: prima nelle piantagioni e poi lungo strade e ferrovie, per ritmare e coordinare i movimenti dei lavori e cercare una scappatoia alla fatica. Con le jam sessions (improvvisazioni collettive di musicisti che componevano a orecchio) e con le jazz bands, quest’arte approda finalmente nella creola e vibrante New Orleans.

Dalle umide bettole della Louisiana, il jazz approda nella ventosa Chicago, nella calda e cinematografica Los Angeles, nella frenetica e cosmopolita New York, passando, inevitabilmente, per l’epica Fillmore Street di San Francisco.

Dalla Grande Mela, poi, attraversa l’oceano e invade l’Europa, grazie ai concerti di Jim Reese Europe nel 1919. Nel nostro Paese ha da sempre una sua identità e il primo italiano a suonare il jazz in Italia, nel 1917, fu Vittorio Spina.

Nell’ultimo mezzo secolo questo tumulto dell’anima ha prima sedotto le grandi masse, abbandonando la nicchia, per poi venire adottato dalla classe intellettuale che lo ha rinchiuso nei jazz club, dove ha assunto la forma di arte raffinata.

Quindi, andiamo subito al sodo! Festeggiamo la giornata del Jazz, ascoltando Ella Fitzgerald e Louis Armstrong che cantano Summertime. Uno dei brani jazz più popolari, reinterpretato da artisti di tutto il mondo (da Janis Joplin a John Coltrane, da Billie Holiday a Miles Davis), ma questo è certamente uno degli omaggi più inebrianti, con due colossi della musica. Composta da George Gershwin per l’opera Porgy and Bess del 1935, su testo di DuBose Heyward e Ira Gershwin, la canzone è più che un capolavoro popolare di standard jazz: con questi due indimenticabili artisti è una ristoratrice e benefica brezza d’estate.

Silvia Gullino

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