Uno dei principi “forti” della vita scolastica, in Francia, è la laicità, la neutralità assoluta dello Stato rispetto a qualsiasi credo religioso.
In questi giorni è in corso un dibattito, anche acceso, sul proposito, affacciato anche da componenti del governo, di ribadire la laicità mediante l’obbligo di ripristino delle uniformi in classe.
Un dibattito che divide l’opinione pubblica e che fa tentennare la testa anche ai laici più convinti, che viene cavalcata soprattutto dalla destra con riferimento agli abiti indossati non solo da ragazze musulmane a scuola, ma anche da giovani che vogliono ribadire una posizione che rivendica la libertà di indossare qualsiasi abito da parte delle ragazze.
In questo dibattito è intervenuto ieri sera il Presidente del Dipartimento delle Alpi Marittime Charles Ange Ginésy che ha annunciato la candidatura alla sperimentazione dell'uniforme nei collèges, in pratica le medie inferiori frequentate da giovani tra gli 11 e i 15 anni.
Sulla base della competenza nella gestione dei colleges, Charles Ange Ginésy ha annunciato che il Consiglio dipartimentale si sta candidando per sperimentare il porto della tenuta scolastica unica in tutti i collegi dipartimentali.
Aderendo all'annuncio del Ministro dell'Educazione Gabriel Attal, il Dipartimento si dichiara disponibile ad accogliere la sperimentazione all'interno dei colleges, di cui ha la responsabilità.
“Questa pratica, ha detto Ginesy, ampiamente diffusa in molti paesi anglosassoni e nei territori francesi d'oltremare, è un segnale forte per ritrovare e ristabilire i principi repubblicani fondamentali per non intaccare la libertà di ciascuno.
Se non risolve tutte le disuguaglianze, l'uniforme elimina le differenze sociali e permette una migliore integrazione degli alunni. Una tale misura permetterebbe anche di lottare contro le molestie, rafforzerebbe la sicurezza degli alunni facilitandone l'identificazione e contribuirebbe ad affermare la specificità del contesto scolastico.
Una tenuta comune di lavoro, indipendentemente dall'origine, dalla religione o dalla classe sociale, appiana queste differenze e permette agli studenti di sentire meno le disuguaglianze che ne derivano.
Naturalmente, come ogni politica pubblica, l'uso dell'abbigliamento scolastico unico richiederà una valutazione precisa e completa per trarne gli insegnamenti e i potenziali benefici.
Questa proposta va nel senso della laicità e sarei felice di portare la sua sperimentazione sul nostro territorio".
Si attendono ora le reazioni del Comune di Nizza e soprattutto del mondo studentesco, in piena attività dopo la rentrée di ieri.