Altre notizie - 14 luglio 2024, 08:00

"Ricordo quella sera..."

Risalimmo in casa e poi fu il freddo: mai avuto così freddo!! Ornella scaldava l’acqua per la boule invernale, ma era quasi inutile. Telefonammo a nostro figlio: ”Se senti qualcosa su Nizza, noi siamo in casa”. Poi dalla tv venimmo a sapere cosa era successo.

Il camion bianco la sera della strage sulla Promenade

Il camion bianco la sera della strage sulla Promenade

Ricordare è difficile, lo è ancora di più se i ricordi sono dolorosi, ma lo è soprattutto quando si tratta di esprimerli parole. A sette anni di distanza le immagini non sono nitide, ma forse non lo erano, o meglio non lo diventarono nemmeno la sera di quel 14 luglio.

Dopo il bel concerto in Massena dedicato a Ravel, scendemmo sulla Promenade per vedere i fuochi e dirigerci poi verso casa. Era una splendida serata, cielo sereno e piacevole brezza. Le luci sulla Prom si accesero appena spentesi quelle dei fuochi d’artificio: e poi tutto divenne...sfuocato, già allora, non solo nei ricordi. Ci eravamo fermati ad ascoltare un’orchestrina jazz più o meno all’altezza del Royal, quando non ci furono che urla e movimenti caotici di persone. “Che ci fa un camion bianco sulla Prom?” dissi a mia moglie “Renato, sparano!” 

Mi prese per mano e, fortuna volle, che fossimo vicini ad una scaletta che scende in spiaggia, ci appiattimmo contro il muro. Qualcuno ci saltava via da sopra, uno finì sul braccio di Ornella e non so come abbia fatto a non spezzarlo. Gli spari cessarono, le urla e il caos sopra di noi aumentarono, sulla spiaggia si correva di qua e di là. Una sola immagine nitida: un passeggino rovesciato, vuoto. Non capivamo cosa stesse succedendo: “Male che vada ci buttiamo in acqua” fu l’ingenuo pensiero e ci dirigemmo verso casa. Non ho ricordi né di immagini né di suoni, solo un cupo rumore di fondo. Risalimmo sulla Prom all’altezza del Voilier e le luci dei lampioni ci mostrarono una donna col volto insanguinato, che urlava ed abbracciava qualcuno, forse un bambino a terra.

E i corpi sparsi come birilli caduti, qualcuno già coperto: non erano allineati, ma disposti a zig zag. Risalimmo in casa e poi fu il freddo: mai avuto così freddo! Ornella scaldava l’acqua per la boule invernale, ma era quasi inutile. Telefonammo a nostro figlio: ”Se senti qualcosa su Nizza, noi siamo in casa”. Poi dalla tv venimmo a sapere cosa era successo. Non mi ricordo come ci addormentammo. Il mattino seguente scesi sulla Prom e qui l’immagine è invece nitida e a colori: in un silenzio assoluto (solo i versi dei gabbiani), tra gli azzurri limpidi di mare e cielo, omini bianchi si muovevano, quasi al rallentatore tra una fila di tende bianche, là dove c’erano stati i corpi delle vittime.

Se fossimo partiti subito, forse non saremmo più tornati a Nizza, ma decidemmo di rimanere (amiamo, nonostante tutto questa città), di camminare (non fu facile!) di nuovo sulla Prom, ma di non fare nessuna foto: solo mi toglievo il cappello davanti ai fiori sparsi sull’asfalto macchiato. Ed abbiamo continuato a venire a Nizza anche i mesi seguenti, ma non ce la sentiamo oggi di partecipare alla varie commemorazioni ufficiali né di esporre bandiere.

Solo un silenzio interiore ed un simbolico togliermi il berretto di fronte alle vittime.

Renato Sala

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