Enrico Guala anni 54, tecnico di radiologia presso l’ospedale di Cuneo e grande appassionato di fotografia. Amante della montagna, esperto di cultura e simbologia buddhista / tibetana, ha visitato più volte l’India del Nord per documentare e studiare le popolazioni autoctone. Vanta diverse collaborazioni con guide di viaggio e ha curato un “dietro le quinte” nell’edizione 2006 della Lonely Planet – India del Nord.
Dove ci porti?
Tutto è iniziato nel 2003 quando, insieme a mio fratello e un gruppo di amici, sono andato, per la prima volta, nella regione del Ladakh. Siamo ai confini con il Tibet e il Pakistan, si tratta del territorio più alto dell’India, e noi, amanti della montagna, volevamo esplorare una terra poco conosciuta ma ricca di grandi vette. Arrivato a Leh, capitale della regione, ho provato immediatamente la sensazione di essere già stato in questo luogo; un momento interiore che mi ha colpito parecchio e toccato nel profondo, una sorta déjà - vu. Poi successivamente ho effettuato altri viaggi, in questo “Paese fantastico”, provando sempre e comunque un sentimento di grande familiarità con l’ambiente.
Un posto incredibile?
Il Ladakh è un Paese dove ricaricare le batterie. La gente e l’atmosfera rendono unica l’esperienza, gli spazi enormi e il cielo particolarmente azzurro assomigliano ad un set cinematografico. È un luogo ideale per chi vuole “staccare” dai ritmi frenetici della vita occidentale. Oltre alle bellezze naturali, c'è anche una presenza marcata della cultura buddhista/tibetana e la possibilità di visitare e dormire nei monasteri, per vivere un'avventura autentica. Il paesaggio è davvero differente e affascinante, tanto che viene spesso descritta come “la terra dei contrasti”. Le montagne, spesso innevate, creano un panorama mozzafiato e una cornice spettacolare sulle pianure sottostanti, in alcuni periodi verdi e fiorite dove scorre il fiume Indo. La valle di Nubra, famosa per le sue dune di sabbia, emozione e stupisce per la presenza dei cammelli battriani. La regione ospita alcuni laghi alpini di rara bellezza, tra cui il Pangong Tso, noto per le sue acque cristalline che cambiano colore con la luce del giorno. Altri fiumi del Ladakh come lo Zanskar e il Shyok, scorrono attraverso strette gole e ampie valli, regalando immagini spettacolari; le acque blu-verdi dei corsi d’acqua offrono una piacevole contraddizione, in un paesaggio spesso arido.
Come arrivare e come spostarsi in Ladakh?
Ci sono due modi per arrivare in Ladakh da Delhi, uno è attraverso la strada panoramica di Manali che si percorre in 2-3 giorni, l’altro è volare direttamente a Leh in un paio d’ore . In entrami casi, l’arrivo a 3600 metri di altitudine è sbalorditivo . Il modo più pratico e veloce per visitarlo invece, è noleggiare una moto per qualche giorno, come le famose Royal Enfield; un mezzo robusto e adatto alle strade di montagna. La permanenza nel paese è abbastanza economica, con costi di alloggio e cibo molto bassi.
Un luogo speciale ?
Il monastero di Thiksey, a circa venti chilometri da Leh, arroccato su una collina con le sue mura bianche color latte. Mentre percorrevo la strada, il paesaggio cambiava continuamente: i colori delle rocce passavano dal grigio al rosso, al giallo ocra, e il cielo era di un azzurro intenso, punteggiato da qualche nuvola. All’arrivo i tamburi e le trombe tibetane ad accogliermi, in questo luogo magico ricco di umanità, mi hanno fatto sentire vivo e carico di energia.
Un incontro inaspettato?
A circa 40 chilometri dalla capitale, in un villaggio che si chiama Lamayuru ho incontrato Mario e Gabriella dell'Associazione Orientamenti di Torino; sono due persone eccezionali che hanno dedicato la loro vita a sostegno della scolarizzazione. Uno dopo l’altro hanno “adottato” cinque istituti scolastici con la loro iniziativa di raccolta fondi; tra i vari progetti l’associazione costruisce foresterie dove gli studenti possono alloggiare, evitando di dover percorrere decine di km a piedi, ogni giorno, per avere accesso all’istruzione. In Ladakh ci sono sia scuole pubbliche che private, quelle pubbliche accolgono bambini di tutte le religioni, mentre le scuole private sono divise per fede; in entrambi i casi non sono raggiungibili facilmente. Il Ladakh è un Paese, dove la sfida da vincere è colmare le grandi distanze, per via dei mezzi di trasporto insufficienti e poco adeguati, Mario e Gabriella con i loro piccoli interventi umanitari, danno un giusto valore a questo popolo umile e riconoscente; anche grazie all'Associazione Orientamenti, qui un futuro migliore ha la speranza concreta di realizzarsi.
Il popolo, raccontaci?
Gli abitanti possono essere scambiati per tibetani, infatti il Ladakh è spesso chiamato "piccolo Tibet". La cultura predominante è quella buddhista e il Dalai Lama visita la regione più volte l’anno. Nella quotidianità, i “ladakhi" frequentano il monastero, chiamato “Gompa”, dove fanno girare le “ruote della preghiera”; sono di forma cilindrica montate su un asse centrale, possono essere di grandi dimensioni oppure in formato tascabile. I fedeli le fanno ruotare in senso orario mentre recitano i mantra, il più famoso dei quali è "Om Mani Padme Hum”; il popolo vive la fede nel quotidiano in modo personalizzato e senza appuntamenti fissi, come accade ad esempio per l’Islam.
Hai conosciuto un monaco?
Sì, è stato dopo una “Pūjā”(adorazione), mi trovavo in un tempio per assistere ad una cerimonia e ho incontrato un monaco di nome Tenzin. Si è avvicinato lui, colpito dal mio interesse per la ritualità e alla fine della funzione abbiamo condiviso il cibo. Un uomo interessante, dalla grande spiritualità con un sorriso antidepressivo e molta curiosità nel cuore. La giornata è passata velocemente in sua compagnia e alla sera sono stato ospitato in monastero, un'esperienza davvero speciale e assolutamente non programmata. E’ come essere protagonista dell’incredibile, ma mentre lo vivi non ne hai la minima percezione.
Qual è il periodo migliore per visitare il Ladakh?
Il Ladakh è aperto ai visitatori da metà maggio a fine settembre. Durante l'inverno, a causa della neve, la regione diventa isolata e si può raggiungere solo per via aerea. L'estate è l'unico momento di grande attività e il turismo negli ultimi tempi sta prendendo piede, creando una nuova economia per tutta la regione.
Cosa si prova al rientro?
Un misto di nostalgia e gratitudine. Questo viaggio mi ha permesso di scoprire una parte di mondo che è rimasta autentica ed intatta, un luogo dove la natura e lo spirito si incontrano in perfetta armonia. Il ricordo del Ladakh rimane con te, come una melodia silenziosa che risuona nel cuore.
Prossima Avventura ?
Venire qui d’inverno. E’ uno dei miei sogni perché nei monasteri organizzano festival culturali quasi in forma privata e poi c’è il famoso “Chadar", un trekking sul fiume ghiacciato che collega il Ladakh allo Zanskar. È un'esperienza unica che richiede preparazione e una buona condizione fisica, vedremo quando sarò pronto a partire.
IN & OUT LADAKH
Porta con te
- Gli occhiali da sole ( la luce è fortissima )
- Lo stretto necessario
- Il sorriso
Lascia a casa
- I farmaci non indispensabili
- Il sacco lenzuolo ( è tutto molto pulito)
- Lo stress
Valutazione : 5 zaini
Legenda:
1 zaino (meglio andarci in vacanza )
2 zaini (merita il viaggio ma)
3 zaini (vale il viaggio)
4 zaini (viaggio da non perdere )
5 zaini (vale più di un viaggio)