A cadenza regolare, come un battito del cuore che scandisce il tempo con dolcezza, Haut de Cagnes si veste d’arte.
Una volta al mese, le sue pietre antiche risuonano di musica, colori, parole e sguardi.
È la celebrazione dell’umano attraverso la creatività, l’incontro tra chi crea e chi osserva, tra chi offre e chi accoglie.
Artisti, artigiani, musici, teatranti si mescolano alla folla che sale fin quassù, attratta forse da una luce diversa, quella che solo l’arte sa rifrangere nei cuori.
Ed ecco che torna, come una nota stonata, quel termine spesso abusato: “la gente”.
Parola comoda, certo, ma traditrice. Perché sotto il mantello uniforme del “popolo” si celano volti, storie, vite.
Non è “la gente” a camminare tra le vie di Haut de Cagnes, ma sono persone. Uomini e donne, bambini e anziani, ciascuno con la propria anima in ascolto.
Silvia Assin, con il suo sguardo sensibile, ne coglie l’essenza.
Le sue fotografie non si limitano a mostrare, ma indagano, attraversano il visibile per raccontare l’invisibile.
Cattura l’artista nel gesto, ma anche lo spettatore nel fremito.
In ogni scatto, l’incontro: tra diversità che si accolgono, tra culture che si sfiorano, tra esseri umani che si rispecchiano nella bellezza.
Ad Haut de Cagnes, una volta al mese, l’arte non è solo in festa. L’arte è la festa. E noi, invitati inconsapevoli, ne diventiamo protagonisti.